mercoledì 14 aprile 2010

Nuova città del cinema di Roma

Zoom sull'interessante progetto della Nuova città del cinema di Roma ideata dall'architetto Marco Gigliotti.

L’approccio al progetto trae ispirazione dalla possibilità di immaginare come sito per la realizzazione della città del cinema un’ area posta di fronte
al mare, mantenendo la volontà di creare tuttavia un rapporto con un tessuto urbanizzato. Un lotto ipotetico: in prossimità del mare appare come la risultante dalla giustapposizione di due figure geometriche ben riconoscibili: un trapezio ed un rettangolo. Il contatto tra i due avviene in un punto nodale particolarmente felice per l’ affaccio verso il mare ed il sole verso cui si orienta a mezzogiorno.

Il tema “città” nel progettare la città del cinema ha portato ad una serie di considerazioni derivanti da suggestioni, studi ed esperienze sulla città storica e contemporanea; quali:

-la possibilità di ricercare una tematica cara alla città storica: quella cioè della cinta muraria che nel caso in questione assurge a forte valenza simbolica (tema del landmark)

-il tema degli accessi alla città del cinema: diversi tra loro contribuiscono a sottolineare una progettazione policentrica effetto della complessità funzionale e percettiva del progetto

-il tema dei percorsi, dei luoghi di sosta, degli spazi di relazione tra le diverse componenti il progetto legato al rapporto con la natura: mare, sole, vegetazione autoctona

-il tema della percezione della città come oggetto autoreferenziale, e come sommatoria delle sue diverse componenti intesa come veicolo di comunicazione attivo e passivo

Dal punto di vista architettonico la città del cinema deve la sua immagine a due grandi gusci di cemento bianco che celano al loro interno una serie di funzioni di scala maggiore quali ad esempio le sale cinema da 300, 600, 1200 posti e l ‘imax; tuttavia il loro ruolo appare ancor più significativo se visto in relazione a tutte quelle componenti fondative del progetto di scala più piccola quali il luogo della memoria, la biblioteca, gli uffici e le sale conferenze, la caffetteria ed il ristorante ovvero le aree preposte al merchandising.

Esse come in un teleschermo hanno nell’interno dei gusci lo sfondo ideale che appare come uno schermo di proiezione su cui vengono proiettate le loro ombre e le loro sagome: l ’ architettura stessa, in maniera attiva o passiva diviene perciò protagonista dello spazio interno.

Gli edifici di scala più piccola sono sospesi su pilotis che ben si integrano con le aree naturali interne ed esterne con lo scopo di arricchire gli interni dialogando dialetticamente con gli alti fusti delle alberature pensate per gli interni. Il linguaggio architettonico pensato per queste funzioni è di astrazione per denunciarne proprio il carattere di leggerezza: sono però preposte a veicolare una serie di informazioni ben visibili e leggibili dai percorsi interni originati dalla rampa spiroidale. Questi son contenuti all’ interno di una teca di cristallo che assolve alla doppia funzione di realizzare un fronte per il guscio allungato che contiene la sale cinema più piccole, ma anche e sopratutto a creare un luogo speciale che accoglie tutti i visitatori e gli utenti che all’ interno di questo acquario si trovano ad essere sia spettatori che attori. I percorsi trovano la loro naturale meta nel loro termine stesso che coincide con la terrazza del ristorante affacciata sul mare, la quale sovrasta sospesa in aria la cavea per le proiezioni e le manifestazioni all’ aperto
Articolo ed immagini dell'architetto Marco Gigliotti.
Maggiori informazioni ed ulteriori immagini sul sito del progettista Marco Gigliotti

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